giovedì 12 gennaio 2017

Uno dei miei livres de chevet è “Iscrizioni funerarie sortilegi e pronostici di Roma antica”.
Prima – sfogliandolo dopo la consueta vittoria allo Stadium della Bella Signora – ho riletto la (per me) mitica iscrizione di “Amabile gladiatore, nato in Dacia. Si batté in tredici incontri. Giocato dal fato, non dall'avversario.”
“Fato deceptus non ab homine” Che bello, eh. E ho pensato (aiutato da un bicchierino di Calvados Chateau du Breil 1998, gentilmente regalatomi) che mi piacerebbe avere un epitaffio del genere sulla mia tomba. Poi, nonostante il bicchierino, ho consapevolmente accettato il fatto che non faccio più in tempo a fare il gladiatore (lavoro desueto, comunque), che lavoro in banca e che probabilmente non il fato, ma un infermiere della casa di riposo mi ammazzerà a schiaffoni per aver pisciato troppe volte il letto.
Vabbè, dai, un altro bicchierino di Calvados.

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